"fioritela di gigli...." U. Foscolo

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Per la nostra venerata Gemma che fu e che è GIGLIO PURISSIMO

SANTUARIO VIRTUALE DI PREGHIERA A S. GEMMA GALGANI..... LASCIA QUI' LA TUA PREGHIERA

Il gruppo dei fedeli di S. Gemma preghera' con te e per te.
Sono anche ben accette testimonianze su miracoli, grazie, ricevute da Gemma.
Articoli, basati su personali esperienze legate alla Gemma di Lucca
Testimonianze.

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SANTA GEMMA GALGANI MEMORIA LITURGICA 16 MAGGIO

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GESU' E' UN INFINITO PELAGO D'AMORE

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LA MADONNA LITTA

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San Gabriele dell'Addolorata

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Grande amico e protettore di Gemma

S. GEMMA : UNA PERSONA CARA

S. GEMMA : UNA PERSONA CARA
prega per me Gesù a Te non dirà di no Pensaci tu Gemma risolvi questo groviglio e prega per me la Madonna . Ti voglio tanto bene

San Pio grande devoto di Gemma stigmatizzato e giovanissimo

San Pio grande devoto di Gemma stigmatizzato e giovanissimo

LA MANTELLINA DI GEMMA : L'UMILTA' DELLA PIU' GRANDE SANTA DEL XX SECOLO

LA MANTELLINA DI GEMMA : L'UMILTA' DELLA PIU' GRANDE SANTA DEL XX SECOLO

SANTA GEMMA ORMAI SEGNATA DALLA MALATTIA CON LA PICCOLA ELENA GIANNINI

SANTA GEMMA ORMAI SEGNATA DALLA MALATTIA CON LA PICCOLA ELENA GIANNINI

CAMICIA DELLA SANTA MACCHIATA DI SANGUE

CAMICIA DELLA SANTA MACCHIATA DI SANGUE

DIARIO DI GEMMA RUBATOLE DAL DEMONIO E RIOTTENUTO DOPO VARI ESORCISMI ANNERITO DA BRUCIATURE

DIARIO DI GEMMA RUBATOLE DAL DEMONIO E RIOTTENUTO DOPO VARI ESORCISMI  ANNERITO DA BRUCIATURE

GEMMA IN PREGHIERA

GEMMA IN PREGHIERA

s. GEMMA IN ESTASI FOTO ORIGINALE

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PADRE GERMANO RUOPPOLO

PADRE GERMANO RUOPPOLO
PADRE SPIRITUALE DI GEMMA

SANTA GEMMA RICEVE LE STIGMATE

SANTA GEMMA RICEVE LE STIGMATE

Santa gemma

La figlia della passione

LIBRI SU S. GEMMA GALGANI

  • La povera Gemma di Padre Enrico Zoffoli
  • MEDITIAMO 15 GIORNI con GEMMA GALGANI di Tito Paolo Zecca
  • NELLA COMUNIONE DEI SANTI Santa Gemma Galgani e San Pio da Pietrelcina
  • GEMMA GALGANI Lettere e scritti personali e lettere a lei o in riferimento a lei San Gabriele edizioni
  • SANTA GEMMA GALGANI di Antonio Calabrese
  • Mistica e personalità in Gemma Galgani
  • Mistica, salvezza e redenzione nell'esperienza di Gemma Galgani
  • GEMMA GALGANI ritratto di una "espropriata"

venerdì 12 novembre 2010

ALCUNI MIRACOLI DI SANTA GEMMA




Dalla Biografia

di
Suor Gesualda Saldi


Gemma è ben alta nel cielo. Dio si degnò di rendere subito palese agli uomini il potere che le accordava sul suo cuore. Pare che la sua grazia speciale sia quella di ottenere la conversione dei peccatori; lo fu in vita, e lo è ora in Paradiso.
Nell'agosto del 1911, due Passionisti della Repubblica Argentina si erano recati a Yu Yuy (diocesi di Salta) per una missione, visitando anche gli infermi dell'ospedale di san Rocco, ove si trovavano come infermiere le suore italiane, dette della Madonna dell'Orto.
Tra quei poveretti, v'era un veneziano di nascita. In fin di vita, ostinatamente rifiutava ancora i sacramenti. L’uno dopo l'altro i due missionari si accostarono al suo letto, cercando di convincerlo a riconciliarsi con Dio; ma inutilmente. Egli rideva e si burlava delle loro parole. Disse che aveva ricevuto la prima comunione dalle mani di Pio X, allora semplice sacerdote; ma a quindici anni aveva perduto la fede, né aveva voluto più saperne di religione e, quindi, lo lasciassero in pace.
I missionari si ritirarono addolorati, quando a uno di essi balenò un'ispirazione. Avendo con sé una reliquia di Gemma, la portò alla superiora, pregandola di metterla nascostamente sotto il capezzale dell'infermo; frattanto, egli pregava. Così fu fatto. Non era neppur passato un quarto d'ora e l'infermo, spontaneamente, senza che nessuno rinnovasse il tentativo, chiamò una suora e le disse di condurgli subito il tal missionario (il proprietario, cioè, della reliquia) volendo confessarsi. Quegli accorre. Non solo il miscredente si confessa con vivi sentimenti di dolore, ma, per riparare agli scandali dati con le sue parole, vuole che gli si rechi il santo viatico in forma solenne. Nell'ospedale, tutti piangono di commozione. Due giorni dopo, spira sereno nel bacio di Dio.
Da Lione (Francia) il 20 dicembre 1911 la signora Filomena Bonnaband, infermiera di professione, scrive che, chiamata ad assistere un certo signore, rimase stupita nel vedere appeso in capo al letto un cartellone con, queste parole scritte a caratteri cubitali: Non voglio preti al mio capezzale. All'infermiera dispiaceva dover assistere gli estremi momenti di un' anima che rifiutava i conforti religiosi. Che fare? Ritirarsi? Si consigliò col suo confessore che le disse di rimanere, e, dandole un'immagine di Gemma Galgani, le ordinò di metterla nella camera dell'infermo, in modo, però, che nessuno la vedesse. L’infermiera nascose l'immagine dietro un quadro, e pregò di cuore la cara Gemma ad intercedere presso la santa Vergine per ottenere il miracolo della conversione di quell'anima.
Due giorni dopo, senza esservi spinto da alcuno, l'infermo volle il sacerdote, ricevette i sacramenti con vero sentimento, e morì cinque giorni dopo con sensi di vera pietà.
Questi esempi sono innumerevoli.
Un altro magnifico miracolo d'ordine spirituale è il seguente.
Nel 1907, si trovava gravemente infermo nell'ospedale di Lucca un disgraziato, non solo gran peccatore, ma incredulo notissimo e veramente avverso alla religione.
Tanto le suore dell'ospedale quanto i Cappuccini tentarono ogni via per muoverne il cuore, ma inutilmente; e dovettero cessare per evitare scandali. Non sapevano però rassegnarsi all'idea che quell'anima dovesse andare perduta, quando a uno di essi balenò il pensiero di chiamare il parroco dell'infermo. Questi era un degnissimo sacerdote, monsignor Benassini.
I testimoni delle scene brutali accadute contro i Cappuccini e le Figlie della carità volevano distoglierlo dall 'accostarsi al suo letto. Egli non si dette per vinto; si accostò e parlò chiaro: «Io a questi spauracchi non ho mai creduto» diceva turbato e invelenito quel ribaldo, «e questo Cristo di cui sento parlare non so chi sia. Che anima, che Paradiso, che inferno!? Mi lascino in pace, e nessuno venga a darmi noia con questi ridicoli propositi». E così dicendo, fece atto di sputare in faccia al ministro di Dio. Questi si ritirò sconfortato. Giunto a casa gli cadde sott'occhio la vita di Gemma, incominciata a leggere da poco. Quella vista rianimò la sua speranza. Egli si pose in ginocchio invocando con lacrime la serva di Dio.
Chiamato poi il suo cappellano, gli ordinò di andare all'ospedale con una conoscente dell'infermo. Erano circa le 11 di sera. Fu difficilissimo ottenere il permesso di entrare a quell'ora. Ad ogni modo, si ottenne. Entrò solo la donna; il sacerdote rimase fuori in attesa. In casa sua monsignor Benassini ardentemente pregava.
Veder la donna, chiederle di chiamargli in fretta un sacerdote fu una cosa sola per quell'infelice. La sua confessione fu accompagnata dai sentimenti del più vivo dolore. Il sacerdote, commosso fino alle lacrime, alzò la mano tremante per assolverlo e ridonarlo a Cristo, poi corse a prendere il viatico e l'olio santo. Appena ricevuti questi due sacramenti quel poveretto entrò in agonia, e verso le quattro della mattina placidamente spirò.
A questo racconto, il papa Pio X profondamente si commosse, dichiarando che egli pure si sarebbe valso del patrocinio della serva di Dio per simili grazie.
Sebbene la speciale prerogativa di Gemma sia quella di convertire i peccatori, pure anche le grazie temporali ottenute per sua intercessione sono numerose.
Padre Lord d.C.d.G. scrive dal Québec (Canada) il 5 luglio 1914: «La serafica vergine di Lucca opera meraviglie in Canada. Tutti coloro che si rivolgono a lei, o sono guariti, o sollevati, o almeno consolati. Io vi mando la relazione di una guarigione che ho scelto di preferenza, perché istantanea, e il graziato, essendo un fanciullo di tre anni e mezzo, non ha potuto essere suggestionato né fare uno sforzo qualunque coll'immaginazione.
«Un fanciullo di nome Alfonso Pauliot era epilettico fin dalla nascita. Soffriva inoltre di una affezione bronchiale ribelle a tutti i medicamenti: tossiva, e la sua respirazione era accompagnata da un continuo rantolo.
«La madre del fanciullo, avendo inteso parlare di Gemma, si procurò una reliquia e fece una novena, senza però ottenere alcun miglioramento. Il venerdì santo, dell'anno scorso, 1913, il fanciullo fu preso da un più forte attacco di epilessia. La madre, in un momento di fede viva, ma di quella fede accompagnata da una certezza morale che un miracolo si ha da ottenere, mette un 'immagine di Gemma sul petto del bambino dicendo: "No, tu non cadrai più!".
Nel medesimo istante, le membra irrigidite dagli spasimi epilettici riprendono la loro flessibilità. Il fanciullo apre gli occhi e sorride a sua madre. Da quel momento, non più un benché minimo sintomo di epilessia, non più qualsiasi affezione morbosa. Egli sta benissimo. È anche da notare che il fanciullo, allora in età di tre anni e mezzo, aveva degli attacchi di epilessia pressoché tutti i giorni, e non una, ma sei, sette, e fino a quindici volte al giorno. Questo è certamente un miracolo di prim'ordine».
Nel 1913, la signora Olga Bargelli tornava da Colle Cigliano a Pisa, desolatissima per avere lasciato il marito in una casa di salute, pazzo furioso, ed essere stata assicurata dai medici che non sarebbe guarito perché affetto da paralisi progressiva.
Un sacerdote, che nel vagone le sedeva di fronte, l'interrogò sul suo dolore. Glielo disse, ed egli replicò: «Perché non si rivolge anche lei a Gemma Galgani che è la santa di Lucca e fa tanti miracoli?». E gliene raccontò uno ottenuto da una giovinetta sua parrocchiana.
La signora Bargelli fece di tutto per procurarsi una reliquia di Gemma; ma non sapendo come applicarla al marito che, essendo pazzo furioso, tutto strappava, la cucì tra due pezzetti di cambrì bianco e la nascose sotto la fodera della giacchetta. Questa giacchetta la portò poi a San Salvi, dove era stato trasferito l'infermo, perché, peggiorato moltissimo, quasi più non si reggeva in piedi.
Non glielo facevano vedere che da lontano, quando era in giardino, e da un'alta finestra con la rete. Era tutto curvo cadente, camminava a stento, sostenuto sotto le ascelle da due infermieri e commetteva mille stranezze; trattava tutti male, non riconosceva nessuno. Giunse poi a un punto che non glielo facevano vedere neppur più dalla finestra, tanto era furioso.
La poverina insisteva che gli mettessero la giacchetta; il capo infermiere ne rideva, non sapendo la ragione di tale insistenza, e ripeteva che l'infermo sarebbe morto tra breve.
Finalmente, due giorni dopo, la contentarono: gli misero la giacchetta, e, tornata lei a vedere l'infermo, l'infermiere le disse: «Vuol vedere suo marito? Parli col primario, perché suo marito è guarito». «A che ora viene il primario?». «Alle nove». Lo attese, chiese il permesso, e subito l'ottenne. Le condussero il marito in una sala d'udienza. Stava benissimo e disse: «Ma perché mi avete messo qui? Non sapete che mi avete rovinato? Se fosse stato vivo il mio papà, non mi avrebbe messo qui». (E disse ciò perché, essendo farmacista, avrebbe perduto la professione). «Fammi uscire il più presto possibile: fa' preparare i documenti che occorrono». Invece non ci volle nulla.
Dopo pochi giorni, l'infermo tornò a casa perfettamente guarito anche di altri precedenti incomodi.
Altri miracoli si succederanno a confermare la santità di questo fiore della passione, finché davanti al mondo avrà la suprema glorificazione sugli altari. E questa glorificazione venne fatta il 2 maggio 1940 da Pio XII che ne fissava la festa all'11 aprile. A Lucca si celebra il 14 maggio.
La sua vita è tutta un poema di amore e dolore nel crocifisso, dando agli uomini un esempio di come possa un' anima patire le pene di Cristo perché altri lo ritrovino nella rinuncia a se stessi, nella perfetta obbedienza e nella totale dedizione alla sua volontà.