Carissimo Francesco ecco la copia dell'articolo che ti è tanto piaciuto. Un abbraccio+
FREEDOM.
Possiamo dire senza esagerazioni che il ministero visibile dell’Angelo Custode nei tempi moderni non fu mai più ammirabile e meglio attestato che nella vita di Santa Gemma Galgani (1878-1903).

Prendiamo ancora dal suo Diario una citazione del 23 luglio 1900: “Quali orribili tentazioni! Disprezzo tutte le tentazioni ma quelle contro la santa purezza mi fanno arrabbiare maggiormente. Successivamente (il diavolo) mi lasciò in pace e il mio Angelo Custode venne a rassicurarmi che io non avevo fatto nulla di sbagliato. Io mi lamentai per qualche cosa (con l’Angelo), perché in quel momento desideravo il suo aiuto, ed egli disse che se lo avessi visto o meno, egli sarebbe stato sempre sopra la mia testa; anche ieri egli promise che in serata Gesù sarebbe venuto a trovarmi.”
Per fare sì che nessuna parola venisse perduta delle sue istruzioni spirituali a Santa Gemma, l’Angelo le chiese un giorno di scrivere sotto sua dettatura le norme e le regole basilari della sua condotta. Fra le altre cose, l’angelo le disse, “Ricorda, figlia, che colui che ama realmente Gesù, parla poco e sopporta tutto. Io ti comando in nome di Gesù di non esprimere mai la tua opinione se non viene richiesta…. Se commetti uno sbaglio, accusa te stessa immediatamente, senza aspettare che le persone ti chiedano di farlo. Infine ricorda di guardare sopra i tuoi occhi, e pensa che gli occhi che sono stati mortificati vedranno la gloria dei cieli.”
Quando era necessario, l’Angelo di Gemma poteva essere molto severo e duro con lei. In una delle sue lettere al suo padre spirituale ella scrive: “Il mio angelo è un po’ severo, ma io sono grata di ciò. Negli ultimi giorni egli ha discusso con me per i miei errori tre o quattro volte al giorno.” Effettivamente egli sembra essere stato veramente troppo severo con lei. Una volta ella riportò: “Mentre stavo mangiando, ieri, alzai gli occhi e vidi il mio Angelo Custode, che mi guardava con un’espressione talmente severa da spaventarmi. Non disse nulla. Più tardi quando andai a letto, o mio Dio! Egli mi ordinò di guardarlo in faccia, io lo guardai, ma subito abbassai gli occhi. Egli tuttavia insistette e disse: “Non ti vergogni di commettere mancanze in mia presenza? Mi rivolse uno sguardo severo…non potevo fare nient’altro se non gridare. Raccomandai me stessa a Dio, alla nostra Madre Beata affinché essi mi portassero lontano da lì, perché non potevo stare lì più a lungo. Di tanto in tanto egli mi ripeteva: “Mi vergogno di te”. Io pregavo che le altre persone non lo vedessero in quello stato, perché se fosse accaduto, nessuno avrebbe mai più voluto venire vicino a me. Soffrii tutta la giornata, e ogni qualvolta alzavo gli occhi, lo vedevo sempre con quello sguardo severo sul volto. Non ebbi il coraggio di dirgli una sola parola. La scorsa notte non riuscivo ad addormentarmi ed ero ancora sveglia alle due del mattino. Infine quando sentii l’orologio battere le tre, vidi l’Angelo Custode venire vicino a me e poggiare la sua mano sulla mia fronte, dicendo queste parole: “Dormi, ragazza cattiva!”.
Di solito le relazioni tra Gemma ed il suo Angelo erano più cordiali ed armoniose. Il suo padre spirituale ci dice chi egli stesso la osservava e notava che quando ella alzava gli occhi e vedeva l’angelo, oppure lo ascoltava, immediatamente si allontanava da questo mondo e assumeva la stessa attitudine e la condizione psicosomatica dello stato di estasi; ma quando ella allontanava gli occhi dall’Angelo ritornava se stessa. Ciò, egli dice, avveniva ogni volta che ella guardava o parlava al suo Angelo.

Fu durante la sua sofferenza mistica che l’Angelo Custode assistette Santa Gemma più amorevolmente. Quando ella ricevette le cinque ferite sanguinanti, nelle mani, nei piedi e dilato, la notte dell’8 giugno del 1899, l’Angelo si trovava lì ad assisterla: “Avevo dolore alle mani e ai piedi, e quando mi alzai vidi che stavano sanguinando. Le bendai come meglio potevo, e con l’aiuto del mio Angelo mi sistemai nel letto.”
In una delle sue lettere alla sua guida ella scrive: “Il santo Angelo, giovedì sera, appena prima che cominciassi a soffrire, è venuto di nuovo. Insieme abbiamo adorato la maestà di Dio che mi ha dato un tale profondo dolore per i miei peccati per i quali mi vergogno a presentare me stessa alla sua presenza; ho provato a nascondermi, a fuggire. Ho sopportato questo tormento per un po’ di tempo, ma poi è arrivato l’Angelo a farmi coraggio…. Egli (l’Angelo) aveva due bellissime corone, una di spine e una di gigli. Mi chiese quale desideravo. Io desideravo ubbidirti Padre e non risposi subito. Poi dissi, “Quella di Gesù.” Egli sollevò la corona di spine; la baciai molte volte, sorridendo e piangendo, e l’Angelo si allontanò.”
Non solo l’ Angelo Custode assisteva Gemma, ma spesso gli altri angeli venivano a benedirla e a pregare con lei. Questo era specialmente il caso dell’Angelo di Padre Germano, la sua guida, che ella descrive essere estremamente bello e che aveva una stella brillante sul capo. “Ogni sera”, ella scrive alla sua guida, “quando mandi il tuo Angelo Custode, egli viene a benedirmi; e al mattino viene a svegliarmi; questa mattina ho aperto gli occhi, ma non c’era, e mi sono messa quasi a piangere. Me lo mandi di nuovo, vero? Digli che gli chiedo perdono e non sarò mai più disubbidiente. Non lo farò mai più. Mandamelo di nuovo. Il mio stesso Angelo non è così severo, piuttosto, se sono cattiva, egli a maggior ragione viene a benedirmi.”
Una sera i suoi zii e sua sorella la invitarono per andare a vedere alcuni spettacoli. Ella non desiderava andare perché voleva pregare, ma dovette ubbidire. Scrisse riguardo a questa faccenda alla sua guida, aggiungendo: “…so che il mio Angelo non era contento perché non è venuto con me. Capisci? Io non voglio che succeda ancora… Consegnerò questa lettera al tuo Angelo Custode, che te la porterà, cosicché nessuno saprà ciò che io ho scritto.” Dall’ultima frase capiamo la ragione per la quale il Signore aveva permesso questo speciale servizio di recapito della posta per mezzo dei suoi Angeli. La segretezza era necessaria per proteggere i misteri della sua straordinaria vita interiore, e questo fu il modo di Dio per farlo.
Essendo quasi sempre in compagnia del suo Angelo, Santa Gemma aveva acquisito una tale familiarità con lui che lo considerava come uno di famiglia, come il suo fratello più giovane. Qualche volta veniva sentita discutere con lui affinché si allontanasse, cosicché la sua guida doveva ricordarle che stava parlando a uno Spirito beato del cielo e che ella doveva tremare davanti a lui. “Hai ragione Padre”, disse Gemma, “da adesso in poi parlerò all’Angelo con rispetto, gli mostrerò ogni segno di riverenza e rimarrò a distanza cento passi quando lo vedrò arrivare.” Avendo ricevuto l’ordine di agire con minore familiarità con gli Angeli, si trovò in un dilemma se obbedire all’ordine e non essere rude con l’Angelo. Ella scrive alla sua guida: “Venerdì sera il tuo beato Angelo mi fece irritare: non lo volevo intorno, ma egli aveva così tante cose da dirmi. Appena arrivò mi disse: “Dio ti benedica, o anima affidata alla mia protezione!… Di cosa hai paura?” “Di disobbedire”, risposi. “No, è il tuo Padre spirituale che mi ha mandato.” Allora lo lasciai parlare…” Gemma Galgani morì a mezzogiorno dell’11 aprile del 1903, al rintocco delle campane che annunciavano la Resurrezione del Signore. Sotto la protezione del suo angelo custode, Gemma rese la sua anima a Dio.
Don Marcello Stanzione
Don Marcello Stanzione
Cara Gemmina,
RispondiEliminatu sei l'Angelo mio guardiano. Proteggi la mia anima dagli assalti delle forze oscure su cui tu hai prevalso in vita e te ne fai gioco dal Paradiso, tua dimora perenne.....Gemma! Santa del mio cuore! A te mi affido mani e piedi, con tutto il cuore. Difendimi! Il tuo devoto
F.